Eroi Omerici - Epeo

Figlio di Panopeo, focese di Parnasso, era generalmente considerato un codardo, ma era nato così per volere degli Dei che avevano voluto punire il padre, per un falso giuramento fatto ad Atena.


Nell'Iliade è ricordato come nobile, forte, esperto nel pugilato, infatti è vincitore di una gara durante i giochi funebri di Patroclo, e scarso competitore nella gara del disco, tanto da lanciarlo in malo modo suscitando l'ilarità degli Achei. In guerra invece non è fra i primi, è quindi considerato un guerriero acheo mediocre (Il. XXIII, 664 sgg. e 839-840). Alcuni lo conoscono meglio come portatore dell'acqua degli Atridi (Stesicoro, fr. 200 P), ed è proprio Atena mossa a compassione ad ispirargli l'idea per risolvere l'assedio. Così di fatto sarà ricordato come colui che costruì il Cavallo di Troia (Od. VIII, 493, XI, 523; Apollodoro, Epitome, V, 14). Epeo, minacciato e lusingato, si unì al gruppo che si nascose nella macchina bellica, perché solo lui era a conoscenza del meccanismo per uscire dalla botola.
Viene citato anche da Virgilio (Eneide, II, 264): 
et ipse doli fabricator Epeos
La tradizione letteraria antica gli attribuisce un ruolo molto importante anche dopo il suo ritorno. A lui viene attribuita la fondazione di Lagaria durante il ritorno dalla guerra di Troia, collocata in Enotria lungo il litorale Ionico. Antica città situata tra Sibari e Siris-Heraclea, la sua collocazione è incerta e l'unico a menzionarla è Strabone (VI, I, 14), che la cita come fortezza e per la produzione di vino, uno tra i migliori del territorio. Qui Epeo pare avesse dedicato un santuario alla dea Atena, sua protettrice durante la lunga guerra troiana.
Nell'Athenaion innalzato da Epeo a Lagaria, i fedeli potevano ammirare gli strumenti con i quali il mitico scultore aveva costruito l'astuta invenzione del cavallo.
In un passo di Giustino, storico romano del III secolo d.C., e di Velleio Patercolo anche i Metapontini si dichiarano orgogliosi di poter esibire nel loro tempio di Atena gli strumenti con cui Epeo avrebbe costruito il famoso cavallo: 
Metapontini quoque in templo Minervae ferramenta, quibus Epeus, a quo conditi sunt, equum troianum fabricavit, ostentant (Giustino, XX, 2, 1)
[Epeus] tempestate distractus a duce suo Nestore Metapontum conditit (Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem, I, 1).
All'interno del tempio di Apollo Liceo di Argo dicono ci sia una sua statua lignea nelle fattezze di Afrodite (Pausania, II, 19, 6).
Viene raffigurato nel rilievo di Samotracia, conservato al Louvre e datato circa al 560; rappresentato alle spalle di Taltibio con lo scettro e al seguito di Agamennone assiso.
Un altro dettaglio del personaggio viene da un kylix Attico a figure rosse. datato ca. al 480, da Vulci, attualmente a Monaco, Staatliche Antikensammlungen. Nella scena Atena, protettrice delle arti, presiede al lavoro dello scultore Epeo per il modello del Cavallo di Troia.
PaN

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