La speciale trappola per polpi

A Guellala, un villaggio di Jerba, le botteghe degli anforai producono vasi e anfore d'argilla in quantità industriali per gli usi più diversi. Vengono realizzati a mano nelle medesime forme e tecniche di lavorazione praticamente immutate dall'epoca fenicio-punica. Un tipo di anfora di piccole dimensione con alcuni fori viene prodotta in grande quantità. Si tratta di un antichissimo e tradizionale sistema di pesca per la cattura dei polpi, ancora in uso in Marocco e Tunisia. All'interno della piccola anfora in terracotta può essere inserita un'esca per favorire la dimora del polpo in cerca di un comodo rifugio. 
In queste aree, soprattutto a largo di Sfax, Jerba e Zarzis (Tunisia), la pesca del polpo si tramanda ormai da millenni e viene chiamata Gargoulette

Mappa dei siti in Tunisia

Nelle isole Kerkenna, del governatorato di Sfax, la pesca è la principale attività di sussistenza, e proprio il polpo è l'animale emblema dell'arcipelago. La sua pesca stagionale, tramite feluca, si svolge tra la fine di ottobre e aprile e viene effettuata tramite l'installazione di una serie di trappole collegate in serie. Queste anfore calate di giorno tramite cordame e vengono raccolte la mattina seguente con il pescato. 
Moneta etrusca d'argento
V sec. a.C.
zecca Populonia o Pisa
Della sua invenzione non se ne conosce l'esatta origine, purtroppo questa tecniche di pesca del Mediterraneo antico si perde nel tempo. Però alcune tracce si possono trovare nell'iconografia greca, etrusca e romana. Pare proprio che i romani la impiegassero diffusamente. 
Anche nelle raffigurazioni di alcune rare monete etrusche si evince questo tipo di trappola con l'anfora e forse, ad osservare bene la moneta etrusca, sembra di vedere abbinata una sorta di zavorra o supporto dalla forma di elmo corinzio aperto.
Però osservando un tipo di ceramica molto più antica e diffusa, quella della civiltà Minoica, mi viene da pensare che la rappresentazione di polpi associati a forme di anforette sia collegato allo stesso modo a questo tipo di attività di pesca. Lo si nota bene dagli esempi di vasi nelle figure seguenti. Uno ha persino la rappresentazione di una piccola anfora proprio accanto al polpo, la cui forma ricorda quelle usate ancora oggi.
Anforetta dipinta con polipo
1500-1450 a.C. circa 
dal sito minoico di Paliokastro (Creta)

Esempi di ceramica Periodo Palaziale
1900-1700 a.C. circa
da Cnosso e Festo

A questo punto mi verrebbe da chiedere quanto è remota la sua origine e se questo tipo di pesca non sia nato dall'osservazione diretta del comportamento del polpo da parte dei primi pescatori. Probabilmente questi notarono che i polpi prediligevano nascondersi nei cocci di vasi e anfore abbandonati nelle discariche dei porti. 
Tako-tsubo giapponese
Interessante notare come per convergenza evolutiva anche in Giappone è presente questo tipo di trappola per polpi chiamata Tako-tsubo, letteralmente "vaso da polpo", che ha dato il nome anche ad una sindrome cardiaca per la forma tipica di questa ceramica.
L'uomo fin dal suo passato paleolitico si è sempre ingegnato per ottenere un vantaggio evolutivo attraverso espedienti e trappole per catturare gli animali. Siamo a conoscenza di alcune queste dall'arte rupestre ma anche da prove tangibili della ricerca archeologica. Rinvenendo semplici recinti di pietra o complessi intrecci di corde e fibre vegetali per imprigionare i pesci. Ingegnose trappole in pietra per le anguille erano realizzate dagli aborigeni in Australia, creando un intricato sistema di canali, alcuni più lunghi di 2 km. Le grandi fiere venivano spaventate e spinte nei burroni o bloccate in aree paludose. Gli animali più controllabili venivano accalappiati con boomerag, lazos e bolas. 
Ma queste altre invenzioni Paleoliche meritano un approfondimento, magari su uno dei prossimi articoli. 

arch. Panaiotis Kruklidis

Pesca tramite feluca al tramonto sul Nilo (Egitto)

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