Campane, campanacci e corna, riti dell'antico mondo agro-pastorale
Le campane, Tintinnabula per gli antichi romani, o meglio i campanacci sono oggetti perlopiù associati alla pastorizia e talvolta alla musica, ma soprattutto acquisiscono nel tempo una funzione simbolica e apotropaica (per allontanare o annullare un influsso magico maligno) nei rituali del mondo agro-pastorale. Come scaramanzia anche i legionari romani portavano con sé dei piccoli campanelli.
Molti di questi riti sono sopravvissuti dall'epoca precristiana e coinvolgono ancora oggi alcune comunità nostrane e di tutta l'area europea. Si mettono in scena maschere, le cui lunghe corna spesso associate ne aumentano la funzione propiziatoria, così come il rumore di numerose campane e in alcuni casi è presente il rito finale del fuoco.
Tra i numerosi esempi basta accennare ad alcune tra le più famose e folkloristiche:
- Tutte le maschere sarde tra cui i Mamuthones, i Boes, Urthos e Buttudos, Sos Corriolos, Is Mustayonis e s’Orcu Foresu, per citarne alcune.
- Il Carnevale di Tricarico (Basilicata) - 17 gennaio
- Fiera dei Becchi (i caproni) a Santarcangelo di Romagna - 11 novembre
Come pubblicazione segnalo Wilder Mann, the Image of the Savage di Charles Fréger (Dewi Lewis Publishing)
Aggiungo anche un link ad una pagina Facebook Mimameiðr che talvolta ne approfondisce i temi.
Arch. Panaiotis Kruklidis
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