Eroi Omerici - Menesteo signore di Atene

Figlio di Peteo e signore di Atene, la bella città del mitico re Eretteo, di cui era nipote (Plutarco, Teseo, 32, 1 sgg.; Eliano, V.H. 4, 5). Domatore di cavalli, abile quasi quanto Nestore a ordinare i carri e i guerrieri:
Mai sulla terra vi fu uomo più abile a ordinare i carri e i guerrieri armati di scudo; solo Nestore gli era rivale, era infatti più vecchio d’età (Il. II, 553-555).

Prima di lui regnava ad Atene il mitico eroe attico Teseo. Mentre Teseo era prigioniero in Tesprozia, l’esercito “spartano” capeggiato dai Dioscuri, Castore e Polluce, fece ingresso ad Atene per liberare la loro sorella Elena imprigionata nel palazzo. Nel frattempo ad Atene, Menesteo, discendente di Eretteo parlando alla folla tentò di sollevare il popolo contro l’assente Teseo. Grazie all’appoggio di Menesteo, riuscirono nell’impresa e affidarono a lui il regno di Atene. Un’altra versione varia leggermente che i Dioscuri condussero Menesteo ad Atene per riconquistare il potere (Apollodoro, Epitome, 1, 23). 
Quando Teseo liberato fece ritorno in patria, si trovò scalzato dal trono, e si allontanò. Menesteo si era ormai conquistato il favore del popolo e restò re guidando gli Ateniesi nell’impresa contro Troia (Plutarco sosteneva che fu il primo uomo a cercare di parlare ad una folla in modo accattivante). 
Sotto la guida suprema di Agamennone anche Menesteo, a capo degli Ateniesi, partì con cinquanta navi dall'antico porto di Atene, il Falero (Il. II, 556). Poco menzionato durante i combattimenti, sarà comunque uno degli eroi che entrerà nel cavallo di legno per tendere il tranello ai Troiani (Pausania, I, 23, 8).
Anche i figli di Teseo, Acamante e Demofonte, parteciparono alla Guerra di Troia (Omero non li menziona durante la guerra, mentre Apollodoro spiega che la loro partecipazione sia avvenuta in un secondo o all’ultimo momento), con lui o con Menesteo, ed entrarono con gli atri eroi nel cavallo di legno.
Finita la guerra, Menesteo navigò per il ritorno insieme ad altri eroi e genti fino a Mimante, poi deviò a Melo dove prese il trono, perché il re dell'isola, Polianatte, era morto (Apollodoro). Si spinse ancora più lontano, nel territorio di Crotone, dove con la colonia di Ateniesi  fondò la città di Skylletion (Strabone, VI, 1, 10).
Dopo la morte di Menesteo, Demofonte gli successe, così i discendenti di Teseo continuarono a regnare per quattro generazioni (Pausania, I, 3, 3).

Il sovrano spicca dal carro, intento a dettare ordini dal veloce carro da guerra, nel tipico atteggiamento retorico. Indossa un elmo a zanne di cinghiale con un alto cimiero, sulle spalle un semplice mantello e alcuni monili di tipica provenienza egizia. Proprio questi ultimi preziosi denotano le sue origini egiziane. Secondo Diodoro Siculo (Biblioteca Storica, I, 28) il padre di Menesteo, Peteo, sarebbe di origini egizie.

Sull’Acropoli di Atene vi era dedicato un cavallo di bronzo detto “Durio” (di legno), che rappresentava il leggendario Cavallo di Legno, ne spuntava fuori la testa di Menesteo, dei figli di Teseo e di Teucro (Pausania, I, 23, 8). Opera di Strongilione, sono stati ritrovati i blocchi della sua base, con tanto di iscrizione del nome dell’artista e del dedicante, tale Cheredemo.
PaN

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