Flora all'epoca Micenea
Se pensiamo ai cambiamenti climatici attuali, possiamo meglio comprendere quanto grandi siano le distanze che ci separano attualmente dalla flora e dalla fauna dell'Età del Bronzo. E ben diversa era la conformazione dei territori, soprattutto lungo le linee di costa. Come si evince negli studi sul Golfo Argolico e sulla piana della Troade (vedi fig. a destra).

Le montagne in generale erano perciò più fitte di boschi, più umide e più selvagge. Meno sfruttate e impoverite erano allo stesso tempo territorio di caccia, rifugio e pascolo per gli animali e fonte di cibo per i raccoglitori (si reperivano ghiande, castagne, e bacche di ogni genere).

I taglialegna sono menzionati come du-ru-to-mo nella tavoletta PY Vn 10. Tagliavano i tronchi di conifere a 2 o 3 piedi dal suolo, per destinare il legno alla costruzione di navi o di edifici. Il grosso ceppo con le radici ancora a terra rimaneva lì per un paio di anni a produrre nuova resina. Poi il legno ricco di resina veniva tagliato in pezzi per produrre torce, frammenti per il fuoco e una sorta di fiammiferi dawo[i]. Soprattutto da pini e abeti veniva tratta la resina pura, da cui poi si ricavava la pece (pissa), utile per calafatare le imbarcazioni e sigillare le anfore (Faure, La vita quotidiana in Grecia ai tempi della Guerra di Troia, 1965, pp. 213-14).
Per fabbricare le ruote dei carri si usava il legno di salice (e-ri-ka) e di olmo (pte-re-wa) a Cnosso; a Pilo invece di cipresso (ku-pa-ri-se-ja). Per fabbricare piccoli oggetti in legno, quali sgabelli e tavolini, si usava il ku-te-so (maggiociondolo o ebano), il mi-ra2 e il pu-ko-so (per uno studio approfondito sugli ideogrammi: Ventris, Chadwick, Documents, p. 342).
Alcune essenze arboree, provenienti dai vari siti Micenei, sono state analizzate (Darcque, L'habitat Mycènien, 2005, pp. 65-67): Cipressi (cupressus) utilizzato per le costruzioni; Querce (quercus) principalmente per la chiglia delle navi; Frassino (fraxinus) per gli archi e le aste delle lance.
Operando una semplificazione troviamo: Il fico a Tirinto e a Assiros, in generale nella Grecia continentale e Peloponneso. L'olivo in abbondanza nella Grecia continentale e Peloponneso. Il pistacchio a Nichoria e nel Peloponneso. L'olmo e il carpino nero a Lerna e nel Peloponneso.
Gestiti dal palazzo abbiamo: Viti (vitis) per l'ampia produzione di vini, tre qualità di cui una con resina (doveva essere molto simile all'attuale bevanda greca retzina). Olivi (olea) per la coltura delle olive e la preparazione dell'olio. Fra gli alberi da frutta c'erano i meli, peri, melograni e fichi (in numero pari delle viti).
Non mancavano pini, platani, pioppi e in alta quota abeti e faggi.
Nell'Odissea è descritto il palazzo di Alcinoo. Questo presentava un giardino adiacente al palazzo, trovando un parallelismo con Ugarit. Giardino coltivato simile è quello della fattoria dove viveva Laerte il padre di Odisseo (Od. XXIV, 226-247 e 338-344). Qui si coltivavano pere, mele, fichi, olive e uva e persino i melograni (Od. VII, 80-138; XI, 589-590).
PaN
Commenti
Posta un commento