Gli otto venti del Mediterraneo antico

Fin dai tempi più remoti della navigazione, quella a vela senza le moderne tecnologie, un ruolo di fondamentale importanza lo rivestivano i venti, dal greco anemos (anima) a rappresentare proprio lo spirito, la vita. 
L'Odissea con il suo interminabile peregrinare è una prova indiretta della difficoltà di gestire i venti. Più volte Omero ne menziona il carattere, dando ad ogni vento una precisa personalità, indubbiamente legata alle origini dell'esperienza dei naviganti del Mediterraneo
Sicuramente la Rosa dei Venti trae origine da lì. Probabilmente i nomi si perdono nella cultura e soprattutto nel vocabolario tecnico dei marinai greci e romani di epoca antica. Conoscere i venti era di estrema importanza per la navigazione. Era come la bussola dei marinai moderni.
La Rosa dei Venti indica la direzione di provenienza del vento rispetto al punto d'osservazione. A ogni modo, se il punto di osservazione non varia molto rispetto alle scale tipiche della grande circolazione atmosferica, come avveniva nel caso degli antichi naviganti del Mediterraneo, si possono identificare delle direzioni di provenienza prevalente delle masse d'aria e con l'esperienza si associano le caratteristiche di un dato vento alla direzione da cui generalmente esso proviene.


È verosimile attribuire l'origine dei nomi dei venti alle rispettive direzioni di provenienza fissando il punto d'osservazione approssimativamente nel centro del Mediterraneo. Quindi constatare che si hanno le seguenti relazioni tra punti cardinali e nomi dei venti:

Nord
tramontana
Borea
Nord-Est
greco o grecale
Kaikias
Est
levante
Apeliote
Sud-Est
scirocco
Euro
Sud
ostro o austro
Noto
Sud-Ovest
libeccio
Tifeo
Ovest
ponente
Zefiro
Nord-Ovest
mastrale
Sicrone

Perciò, il vento da nord prende il nome di tramontana perché giunge da zone montuose attraversando i monti. Il grecale sembra provenire dalla Grecia, mentre il levante indica il sorgere del sole. Lo scirocco soffia in direzione della Siria e l'ostro, detto anche austro, proviene dalle zone dell'emisfero sud. Il libeccio, che proviene da sud-ovest, richiama invece la direzione in cui viene vista la Libia ed il ponente indica il tramonto del sole. Per il maestro le interpretazioni non sono univoche, alcuni sostengono che il suo nome derivi dalla città di Roma, la maestra delle genti, altri sostengono che esso voglia semplicemente indicare che il maestrale è un vento molto presente nel Mediterraneo.

Borea: dall'epiteto esiodeo "rapida corsa" è figlio dell’Aurora, si narrava dal grande potere di fecondare le giumente. Sempre in conflitto con l'Antiborea che soffiava contro la Troade. È visto come un vecchio barbuto alato, con la chioma fluente. Soffia il freddo vento del nord da una grande conchiglia.
Kaikias: la sua personificazione alata riversa grandine sulla terra da uno scudo.
Apeliote: giovane con fluenti capelli ricci vestito verde che porta frutti e grano.
Euro: un anziano con la barba avvolto in un grande mantello. È un vento che soffia da est-sud-est.
Noto: dio del sud rovente, signore del mar libico. Nell'Iliade distende la nebbia sulle cime dei monti. Porta la pioggia vuotandola da una brocca d'acqua.
Tifeo: nasce dall'umida forza dei venti spiranti. È il dio dei venti "malvagi", identificato con il bruciante vento che spira dal deserto libico. Si diceva avesse il potere di far impazzire gli uomini e di riempirne la mente con desideri di omicidi e violenze carnali. È stato paragonato al dio egizio delle tempeste Seth. Viene rappresentato mentre tiene in mano l'aphlaston, la poppa di una nave, perché presagiva un buon viaggio veloce per mare.
Zefiro: nell'Iliade è un vento violento o piovoso, mentre in epoca più tarda sarà considerato leggero, mite, simile alla brezza, e messaggero della primavera. Contrasterà il ritorno degli Achei in patria visto che soffia da ponente. Quando giunge agita le messi, piegando le spighe e "scaccia le nubi". Viene rappresentato da un giovane alato e seminudo che sparge fiori primaverili. 
Sicrone: è raffigurato come un dio alato nell'atto di spargere ceneri ardenti da un vaso di bronzo.

Descritti come spiriti cupi, Omero dice che provenivano dal ventre della terra, controllati da Eolo, il dio dei venti. Mentre per Esiodo è Aurora a generare Zefiro, Borea e Noto, i venti dal cuore violento (Teogonia, 378). Poi continuando: 
Essi invero sono stirpe di dei, e per i mortali grande conforto. Ma invano le altre brezze soffiano sul pelago tenebroso, grande rovina ai mortali, infuriano in funesta burrasca; soffiano ora qui ora là, disperdono le navi e fanno perire i marinai; contro questo male non vi è difesa per gli uomini che in esse s’imbattono sul mare. Altri, poi, sulla terra senza confini fiorita distruggono le opere amabili degli uomini nati dalla terra, riempiendoli di polvere e di molesto tumulto (Teogonia, 871-880).
Un'altra interessante descrizione successiva degli otto venti ci viene dalla Torre dei Venti (o Horologion) a pianta ottagonale, situata nell'Agorà romana di Atene. Costruita nel I sec. d.C. dall'astronomo siriano Andrónikos Kyrrestes, fungeva da stazione meteorologica e orologio idraulico. Su ciascun lato dell'edificio erano ben rappresentati, su dei fregi di marmo, le personificazioni di tutti i venti con le loro caratteristiche tipiche.

Un fenomeno collegato alle trombe marine ancora presente in alcune località marittime della Calabria, Campania e Lazio richiama miti e tradizioni del passato greco-romano. I turbini molto violenti che si formano in mare, al di sotto di grosse nuvole nere e basse, rappresentano la coda distaccata di un impetuoso temporale e sono conosciuti in dialetto da pescatori e marinai come: Cude 'i Zifaru o Code i Zéfere (in italiano le Code di Zefiro). Solo alcuni primogeniti tra i marinai più esperti riuscivano a "tagliarle" per farle sparire in breve tempo. Questa sembra essere una tradizione scaramantica, saldata ai miti pagani più antichi, e risalente ai primi periodi del cristianesimo.
Arch. Panaiotis Kruklidis

Commenti

Post più popolari